Dopo oltre 10 anni di dibattito, con 20 paesi che si sono dotati di altrettante diverse legislazioni nazionali, il Commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan ha presentato al Parlamento europeo ed al Consiglio Ue una proposta legislativa per stabilire standard minimi comuni per combattere le pratiche sleali nella catena di approvvigionamento alimentare.
La bozza di direttiva rappresenta un’ottima opportunità per mettere fine a comportamenti che creano sprechi alimentari e inefficienze a scapito dei produttori più deboli della filiera, ma anche dei consumatori europei. Dopo quanto siamo riusciti ad ottenere con il regolamento Omnibus in materia di aumento di competitività e riequilibrio del potere contrattuale delle parti meno strutturate della filiera, questa direttiva dà l’occasione di fare un ulteriore passo in avanti.
L’iniziativa della Commissione fa seguito a diverse risoluzioni dell’Europarlamento. L’ultima di queste, adottata nel giugno 2016, invitava esplicitamente e con una maggioranza larghissima (oltre 600 voti favorevoli) la Commissione europea a presentare una proposta per un quadro normativo Ue per quanto riguarda le pratiche commerciali sleali. Parliamo di tutte quelle prassi nelle relazioni B2B, cioè tra aziende, che si discostano dalla buona condotta commerciale, e sono in contrasto con i principi della buona fede e della correttezza. Nella filiera agroalimentare solitamente vengono imposte da un partner commerciale all’altro causando iniquità che possono avere anche un effetto a cascata sugli operatori a monte della filiera, cioè gli agricoltori, che sono la parte meno consolidata e più frammentata del sistema agroalimentare.
La proposta di direttiva presentata dal Commissario Phil Hogan si compone di quattordici articoli che identificano le diverse prassi sleali che saranno vietate a livello Ue, come il pagamento di prodotti deperibili oltre i 30 giorni dalla consegna. Le altre pratiche commerciali sleali che saranno vietate sono la cancellazione degli ordini all’ultimo minuto, le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti e l’obbligo al fornitore di pagare per gli sprechi che si verificano nei locali del compratore. Altre pratiche saranno autorizzate solo se soggette ad un accordo iniziale tra le parti chiaro e privo di ambiguità: come per l’acquirente che restituisce a un fornitore i prodotti alimentari invenduti; o impone al fornitore un pagamento per garantire o mantenere un accordo di fornitura relativo a prodotti alimentari. Oppure quando il fornitore è tenuto a sostenere i costi legati alla promozione o al marketing dei prodotti alimentari venduti dall’acquirente.
La proposta della Commissione impone agli Stati membri, sull’esempio di quanto già previsto dalle legislazioni spagnola e inglese, di designare un’autorità esecutiva per le pratiche commerciali proibite. Potrebbero essere scelte per questa funzione, ad esempio, le autorità competenti esistenti in materia del diritto della concorrenza. Tali autorità si occuperebbero di ricevere i ricorsi avverso condotte contrarie o elusive delle predette norme e dovranno essere in grado di trattarli in modo confidenziale, proteggendo, quando richiesto, l’identità del querelante. In questo modo, la direttiva tenta di eliminare il “fattore paura”. Troppo spesso infatti, certe prassi non vengono alla luce del sole perché le vittime hanno paura di ritorsioni in caso di denuncia. Le autorità saranno inoltre dotate dei poteri necessari per iniziare indagini, raccogliere informazioni, imporre la cessazione o la sospensione della condotta anticoncorrenziale, imporre sanzioni. Le autorità e i paesi saranno obbligati a pubblicare le decisioni prese e relazioni annuali, per raggiungere un effetto deterrente.
La proposta dal Commissario Hogan è un’ottima base di partenza. Trattandosi non di un regolamento bensì di una direttiva, darà la possibilità agli Stati membri di munirsi di norme supplementari per combattere le pratiche commerciali sleali, andando al di là della direttiva, fintanto che le regole rispettino le norme del mercato interno. Ben consapevoli dei tempi stretti in cui ci troviamo ad operare, con le elezioni europee tra un anno, da relatore dell’iniziativa mi sono posto l’obiettivo di riuscire a chiudere il processo legislativo entro questa legislatura cercando di presentare la proposta del Parlamento europeo a luglio in Commissione agricoltura perché sia votata nella stessa commissione a settembre.
Paolo De Castro è vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento Europeo e relatore del rapporto sulla proposta dell’Esecutivo UE relativa alle pratiche commerciali sleali
Scarica la bozza della Direttiva ( http://www.centromarca.it/media/186361/com_com0173_it-5_72652.pdf)