ll 2015 ha segnato il ritorno alla crescita per la domanda dei beni di largo consumo. Il 2016 conferma la tendenza, ma ne registra un rallentamento. E’ anche l’esito di un un avvio d’anno incerto per effetto degli squilibri geo-politici e delle crisi bancarie che hanno influito sulla percezione di ricchezza privata delle persone.
E così – a fronte di un 2015 che nelle stime di Iri ha chiuso con un +2,8% – il 2016 è iniziato con un consuntivo di gennaio che raggiunge a fatica l’1%: risultato di una dinamica dei volumi praticamente stabili (+0,2%) e di un incremento prezzi (+0,7).
Fonte: IRI. Ipermercati, Supermercati, Libero Servizio-Piccolo, Drugstore, Discount. Totale Largo Consumo Confezionato.* Deflatore delle vendite.
In un contesto di inflazione di base negativa, l’incremento dei prezzi è dovuto essenzialmente al trade-up del mix di acquisto delle famiglie. Come mostra la grafica (Outlook Iri) a gennaio il livello dei prezzi a parità di paniere è stato deflativo (-0,3%) e un contributo positivo pari all’1% è derivato dalle scelte di acquisto che hanno privilegiato prodotti di maggiore qualità/contenuto di servizio (upgrade carrello) e formati di vendita rinnovati e più performanti.
Questa osservazione conferma e rinforza la necessità per le imprese di non puntare alla crescita dei volumi a qualunque costo (spesso attraverso una intensa promozionalità che erode i margini e svilisce i prodotti) ma piuttosto chiama soprattutto l’industria di marca a ribadire il proprio impegno e la propria attenzione alla qualità complessiva dell’offerta e alle sue caratteristiche.