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Centromarca - associazione italiana dell'industria di marca

Congiuntura

Famiglie al limite: troppe tasse, consumi a picco


Roma, 11 dicembre 2013 – Le famiglie italiane non sono più in grado di sostenere incrementi della pressione fiscale e riducono progressivamente le risorse destinate ai consumi essenziali. Lo denuncia Centromarca, sulla base delle evidenze contenute nelle analisi svolte da Ref Ricerche e IRI diffuse oggi nel corso di un incontro cui hanno preso parte i vertici delle associazioni consumeriste ed esponenti del mondo politico.In due anni, per effetto dei soli aumenti Iva, è stato bruciato un miliardo di euro in mancati acquisti. Solo la costante offerta di convenienza, frutto dello sforzo congiunto dell’Industria di Marca e della Moderna Distribuzione, sta contribuendo a contenere la perdita dei volumi, ma a discapito della marginalità e quindi delle possibilità d’investimento delle imprese.
“La normalizzazione del ciclo economico, prevista per il 2014, non sembra sufficiente a stimolare la ripresa degli acquisti di prodotti confezionati di largo consumo”, rileva il presidente di Centromarca, Luigi Bordoni. “Servono scelte decise: al Governo chiediamo interventi urgenti a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie, che sia cancellata qualsiasi ipotesi di aumento della tassazione sui consumi e che sia valutato in tutta la sua importanza l’enorme sforzo compiuto dall’industria e dalla distribuzione moderna per garantire alle famiglie un’offerta conveniente. Nel 2013 le famiglie italiane hanno potuto così risparmiare mediamente 228 euro sull’acquisto dei beni di base, pari a circa il 9% dell’investimento annuale in consumi essenziali”.
In assenza di provvedimenti le vendite sono destinate ad essere contraddistinte dal segno meno. “Anche l’ultimo semestre ha registrato un calo, seppur più contenuto rispetto alla prima parte del 2013”, rileva Angelo Massaro, general manager di IRI per l’Italia e la Grecia. “Non saranno in grado di compensare la flessione neppure i consumi di Natale. Ci attendiamo che le famiglie spendano per panettoni, pandori, dolci natalizi e spumante attorno ai 700 milioni di euro, come nel 2012, ma l’anno, purtroppo, chiuderà con un calo complessivo delle vendite a volume del -1,5%, con le regioni del Sud e del Centro più penalizzate rispetto a quelle del Nord. I consumi sono tornati sui livelli del 2010. Nel 2014 potrebbe iniziare una lenta inversione di tendenza, ma un aumento delle imposte finirebbe per gelare sul nascere qualsiasi ipotesi di ripresa, senza peraltro determinare un incremento del gettito fiscale per le casse dello Stato”.
I blandi segnali di ripresa registrati nei mesi estivi riflettono in prevalenza il traino della domanda internazionale di export. “Ma senza una riattivazione della domanda interna difficilmente la ripresa potrà consolidarsi”, commenta Fedele De Novellis, economista di Ref Ricerche. “La crescita del 2014 resterà dell’ordine di pochi decimi di punto, inferiore alle stime del Governo. Per far ripartire il Paese servono annunci credibili, che portino le famiglie ad escludere nuovi aumenti della pressione fiscale. Aumentare la tassazione, in una fase di debolezza della domanda, significherebbe aggravare ulteriormente la recessione. L’Italia deve ricontrattare gli obiettivi del Fiscal Compact, in quanto portarsi su un sentiero di abbattimento del rapporto debito/Pil dell’ordine di oltre tre punti all’anno nei prossimi anni è irrealistico oltre che controproducente”.

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