Le famiglie italiane ricorderanno il 2012 come un “annus horribilis” per l’aumento che le spese hanno registrato tra tasse e tariffe. Un anno che ha messo in ginocchio le famiglie italiane su cui si scaricano non solo gli effetti della recessione attuale, ma anche gli oneri della difficile situazione precedente, ovvero la crisi del 2008-2009. In questo contesto, le crescenti difficoltà economiche delle famiglie si traducono in un calo generalizzato dei consumi che, a sua volta, va a impattare sui bilanci delle aziende in un mercato che registra una flessione comune a tutti i principali settori. Occorre, quindi, che la famiglia sia maggiormente al centro dell’agenda politica, ma anche un riequilibrio delle risorse, un intervento diretto a ridistribuire il denaro perso in sprechi e una politica industriale di sviluppo che favorisca le imprese.
Questo il quadro che è emerso dalla presentazione dell’indagine “Sbilancio di famiglia: il difficile equilibrio tra rigore, sviluppo ed equità“, promossa da Famiglia Cristiana insieme a Centromarca e realizzata da Ref Ricerche, a cui hanno partecipato, oltre a Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana e a Luigi Bordoni, presidente Centromarca, Francesco Belletti (Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari), Massimiliano Dona (Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori), Nando Pagnoncelli (presidente dell’Ipsos), gli imprenditori Alberto Bauli (presidente dell’omonima e famosa azienda dolciaria) e Giacomo Archi(amministratore delegato di Henkel Italia).
Il dibattito che ha seguito la presentazione della ricerca è stato chiuso dall’Intervento del Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, con delega alla famiglia, Andrea Riccardi.
Come emerge dalla ricerca, nel 2012 si scaricano sulle famiglie tutti gli effetti della già difficile situazione economica precedente, inizialmente assorbita dal bilancio pubblico e dalla contrazione dei margini di profitto delle aziende, a cui si aggiunge anche il rialzo del prezzo del petrolio, tornato sui livelli del 2008: le famiglie, insomma, hanno subito interamente i costi della crisi, sotto forma di minore potere d’acquisto e maggiore pressione fiscale, mettendo a rischio la funzione di ammortizzatore sociale che avevano avuto finora. Di conseguenza, come ha spiegato Fedele De Novellis, partner di Ref Ricerche, nel 2012 le famiglie, da un lato si vedono costrette a modificare radicalmente i loro comportamenti d’acquisto, riducendo ulteriormente i consumi, mentre dall’altro, ritenendo che la crisi non sarà di breve durata, riprendono la consapevolezza che occorre risparmiare. “Questa è la prima crisi in cui cadono pesantemente anche i consumi alimentari, ha osservato De Novellis, e quando calano anche i consumi primari, come l’alimentare, a farne le spese sono soprattutto quei ceti che hanno già notevoli problemi economici”. Il calo delle vendite di prodotti alimentari e bevande nel primo semestre è stato del 4,5%, dei pasti fuori casa del 3,9%, dell’abbigliamento e calzature del 7,2%, mentre arredamento ed elettrodomestici hanno registrato una contrazione di oltre il 10%: nel complesso l’andamento dei consumi essenziali ha visto una flessione del 5% sul 2011, un periodo già di stagnazione: a fronte di tutto ciò, ha sottolineato Luigi Bordoni, “i costi di energia, gas, acqua, finanza, assicurazioni, benzina e trasporto pubblico continuano ad assorbire quote spropositate del reddito delle famiglie e delle imprese”. Il calo generalizzato dei consumi ha portato con sé quello che si potrebbe definire “lo sbilancio” delle imprese, ha spiegato il presidente di Centromarca, ovvero è andato a impattare negativamente sul mondo della produzione, sia industriale che agricola, sulle Pmi e sulla distribuzione. Con la conseguenza di una contrazione dell’occupazione che, in ultima analisi, va a gravare ancora una volta sulle famiglie.
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